A breve avremo notizia del ricorso presentato dal sindaco condannato e sospeso Giuseppe Falcomatà circa la presunta incostituzionalità della Legge Severino, a cui in verità, la Corte Costituzionale avrebbe già risposto.
Assistiamo atterriti allo sfacciato e squallido esempio di attaccamento al potere tipico dei cosiddetti “democratici”, capaci di rinnegare la legge e la sua applicazione quando si tratta di “affari propri”.
Ma avendo già ottenuto lo sconto sul falso ideologico, forse Falcomatà spera ancora in un “aiutino” da parte di quegli autorevoli amici togati che, secondo quanto mira a lasciare intendere alla stregua di un qualsiasi millantatore, dovrebbero sostenerne ed avallarne il delirio.
Siamo consapevoli e amareggiati del fatto che il futuro abbracci anche la remota possibilità di garantire un doppio standard a favore di un tale flagello di Dio, ma il risveglio è nell’aria, e la primavera vicina. Non quella decantata in via strumentale, ma quella dei cittadini afflitti e arrabbiati.
È l’ennesimo atto di arroganza politica e di prevaricazione nei confronti di quello stesso codice etico, con cui Falcomatà si faceva i gargarismi, approvato e adottato dal Comune, che addirittura prevedeva e continua a prevedere l’obbligo giuridico delle dimissioni davanti alla condanna, sebbene non definitiva, di un amministratore. Lui invece cerca di ritornare ed imporsi con ogni mezzo, e con ogni spinta, anche millantando per abusare una volta di più della credulità popolare.
Ma se “ci sarà pure un giudice a Berlino” le vicende esposte in queste settimane dai vari movimenti cittadini, compreso questo, e da Massimo Ripepi, presidente della commissione vigilanza, non dovrebbero lasciare tranquillo il rampollo di casa Falcomatà.
Da quello che è emerso proprio nell’audizione della dirigente dell’avvocatura civica Fedora Squillaci, pare che la mancata costituzione di parte civile nel processo Miramare sia opera dello stesso Falcomatà, il quale sa bene di aver risparmiato ingenti somme dovute all’amministrazione come provvisionale del danno arrecato con la vicenda Miramare.
Risulta dagli atti che il comune si costituisca parte civile contro i cittadini anche quando un gallinaio sfora la metratura… Ma non si può pensare di riservare alle divinità di Palazzo San Giorgio lo stesso trattamento dei comuni reggini: quelli trattati come bestie e persino ingiuriati.
All’assessore sospeso Zimbalatti, determinato a chiedere eventuali danni se riconosciuto estraneo, rivolgiamo invito non solo a rinunciare alla prescrizione, ma a dare l’esempio dimettendosi in accordo con il codice etico anche da lui approvato.
E non solo: sono emersi in queste settimane dati inquietanti e documentati di un presunto sistema di assunzioni interno al comune di Reggio Calabria che richiamerebbe da altre graduatorie “amici e parenti” dei soliti noti, penalizzando ancora una volta i martoriati reggini, costretti ad emigrare per trovare occupazione. Pertanto, questa smania bulimica ed ossessiva di Falcomatà di tornare alla guida della città, visti gli innumerevoli fallimenti, non si può certo considerare a beneficio della cittadinanza: cui prodest Falcomatà sindaco???
A se stesso e ai suoi amici.
La Procura, che abbiamo spesso invocato in questi giorni, saprà intervenire con urgenza per fare chiarezza.