Per troppo tempo ci hanno raccontato che a Reggio Calabria fosse la ndrangheta a condizionare il voto. Certo, lo sanno tutti in città che in un tempo imperfetto certe “famiglie” si sono impegnate attivamente per favorire l’elezione di alcuni personaggi politici: sarebbe sciocco negarlo. La ndrangheta conosce il numero dei singoli seggi elettorali di tutti coloro a cui chiede il voto. E la verifica è sempre precisa e puntuale, difficilmente l’elettore disattende la richiesta: se non altro per “quieto vivere”.

Ma l’indagine giudiziaria sui brogli elettorali nelle scorse elezioni amministrative, ha letteralmente sfatato un vero e proprio mito: a Reggio Calabria non è più la malavita a condizionare i risultati delle elezioni. O per lo meno non è più la sola. 

Si svela l’esistenza di una sorta di “sistema” che stando agli inquirenti si avvale della complicità attiva di numerosi personaggi, insospettabili, organizzati e consapevoli, con un unico fine: avvantaggiare illegalmente ed illegittimamente uno o più candidati. Certamente la coalizione di centro sinistra! 

Il termine “sistema”, di cui in Italia Luca Palamara possiede il copyright, definisce in maniera più sofisticata quella che comunemente verrebbe indicata come associazione a delinquere di stampo mafioso: in questo caso con la finalità di condizionare il risultato delle elezioni democratiche. Si tratta di reati associativi identici che però giuridicamente vengono “interpretati” diversamente a secondo non solo dell’appartenenza politica, ma anche e soprattutto dall’eventuale presenza di cognomi altisonanti legati al panorama mafioso locale. La differenza sta nel procedimento in se: reato associativo oppure reato ordinario.  E credetemi, in termini di giudizio è una gran bella differenza!!!

Se al posto della “banda Castorina”, intendo i numerosi presidenti e scrutatori complici di questo orrore elettorale, ci fosse stato qualcuno con un orientamento da conservatore e magari si fosse anche rintracciato all’interno del gruppo un collaboratore con un cognome noto alle forze dell’ordine, l’intera vicenda avrebbe avuto altro epilogo: a prescindere dall’effettivo coinvolgimento o meno della malavita locale. 

Gli stessi titoli di stampa sarebbero stati diversi, e all’urlo “HA STATA LA NDRAGHATA” la Procura, probabilmente, avrebbe chiuso il caso in poche ore. Chiaramente il comune sarebbe stato sciolto alla velocità della luce da un prefetto che applica le regole a singhiozzo, o che forse attende indicazioni da chi politicamente lo ha voluto alla guida dell’ufficio territoriale di governo di Reggio Calabria. Sono certa che in questo caso anche l’assessora “muta” alla legalità del comune, avrebbe miracolosamente ritrovato la parola.

Potenzialmente potremmo dire di essere di fronte all’ennesimo caso di associazione a delinquere derubricata per appartenenza politica o elitaria, mentre la città allo sbando in ogni senso meriterebbe un autentico atto di coraggio proprio da quella Procura che tante volte, io per prima, ho contestato per eccesso di criminalizzazione. La stessa Procura che a prescindere dall’intervallo covid, ha affrontato la vicenda Miramare senza fretta, mentre la prescrizione sopraggiunge cosi come la garantita impunità nei confronti di chi ha trattato la res publica come casa propria. E chiaramente continua a farlo. 

I verbali degli interrogatori dell’indagine sulla vicenda  brogli delineano i termini scandalosi di una conduzione irresponsabile e negligente di una municipalità, quella di Reggio Calabria, estremamente  articolata e problematica. 

Ci sono delle comprovate irregolarità elettorali. Anziani ultra ottantenni mai recatisi alle sezioni che figurano come votanti: avrebbero votato anche soggetti deceduti. Noi cittadini dovremmo fidarci dei risultati trascritti nei verbali dai presidenti di seggio: quelli onesti e quelli invece che fanno riferimento a Castorina…  

Ma in poche settimane da 3 seggi compromessi siamo passati a 8: e se si indaga ancora chissà quanti altri se ne aggiungeranno… È doveroso analizzare con estremo cinismo l’intera vicenda che potrebbe riservare ancora dei colpi di scena.  

Ci potrebbe essere infatti la possibilità che l’alterazione dei risultati elettorali non venisse operata solo con l’inserimento di schede illegali, quelle degli anziani, ma anche attraverso l’annullamento di schede valide a favore dei diretti concorrenti politici. A questo punto, la Procura deve valutare ogni scenario anche quello di possibili correzioni o addirittura l’inserimento arbitrario di preferenze mancanti sulle schede elettorali: sia per quanto riguarda i candidati di centro sinistra sia per il sindaco stesso. 

Chi mette in campo un’organizzazione del genere ha un solo credo: vincere a qualunque costo. E non credo che chi abbia scelto di sporcarsi le mani lo abbia fatto solo per una manciata di voti… Oggi i reggini hanno il diritto di conoscere la verità dei fatti e i loro protagonisti diretti e indiretti. Il sindaco Falcomatà minimizza: legittima l’illegalità. In fondo rispecchia quella cultura anti democratica di sinistra che in Italia ha consentito a personaggi come Renzi, dopo lo scandalo Consip o la sparizione dei fondi Unicef, di continuare a sedere in Senato.  

Ci troviamo di fronte ad un sindaco che, a suo stesso dire, firma documenti senza nemmeno leggerli durante le finte inaugurazioni di finti parchi ricreativi. 

Davvero vogliamo credere Falcomatà cosi “figghiolazzo” dissennato o si tratta dell’ennesima trovata per pararsi il fondoschiena? Falcomatà si fidava cosi tanto di Castorina da non leggere nemmeno i documenti che firmava, o forse sapeva bene di cosa trattava quel foglio senza intestazione per firmarlo al volo, per strada. 

Il suo capo di gabinetto nelle proprie dichiarazioni conferma che il sindaco era a conoscenza di ogni corrispondenza a lui indirizzata: Falcomatà non ricorda. Gli inquirenti gli rinfrescano la memoria su numerose incongruenze che caratterizzano questa squallida vicenda dalla quale emergono un insieme di contraddizioni, in cui chiaramente qualcuno sta mentendo spudoratamente. 

La Procura stabilirà chi. Ce lo auguriamo, a prescindere dalla politica. 

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Newyorkese per passione, Skywalker calabrese per nascita. Cristiana Cattolica praticante, Pro Life. Ha vissuto in 4 paesi, viaggiato in 28 e parla 3 lingue. Ideatrice e fondatrice del Movimento delle donne di San Luca e della Locride (2008). Autrice di "La mia Ndrangheta"(Ed.Paoline 2010) e del monologo teatrale "Malaluna - storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno" (2013) di cui è stata anche interprete. Ha creato la pagina Facebook Adesso Parlo Io (2017), poi Adesso Parla Rosy (2021) che conta oltre 6 milioni di contatti mensili. Visionaria imprenditrice di successo. Madre di Pippo, moglie di Anthony, sorella di tutti.

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