L’Alta Corte di Londra ha accordato oggi a Julian Assange la possibilità di un ulteriore ricorso dinanzi alla Corte Suprema del Regno contro il via libera alla sua estradizione negli Usa stabilito in appello a dicembre con un ribaltamento della sentenza di primo grado.
La decisione rinvia di almeno alcuni mesi l’eventuale consegna del fondatore di WikiLeaks oltre oceano, dove è inseguito da anni per la pubblicazione di documenti segreti americani contenenti anche prove di crimini di guerra in Afghanistan e Iraq; e dove rischia una condanna fino a ben 175 anni di carcere in base – fra l’altro – a una contestata accusa di spionaggio.
Prima della fine del mandato alla Casa Bianca di Donald Trump, la compagna di Julian Assange aveva fatto appello chiedendo che venisse applicato il “Pardon”, lo stato di grazia che solo il Presidente degli Stati Uniti può concedere a cittadini condannati. Sebbene si vociferasse che Trump fosse stato intenzionato a concedere pace e libertà ad Assange, i suoi oppositori politici hanno condotto una estenuante resistenza minacciando ritorsioni contro lo stesso Trump qualora avesse concesso il Pardon. Chiaramente WikiLeaks ha creato non pochi problemi ai democratici, specialmente durante scandalo delle email di Hillary Clinton, molte delle quali sono state diffuse ed esposte proprio dalla piattaforma fondata da Assange.